Influssi culturali all'origine della cultura etrusca.
Il problema delle origini del popolo etrusco risale all’epoca classica; già alcuni studiosi antichi si erano posti numerosi interrogativi sulla provenienza ed origine di questo popolo.
Nel V secolo a.C. lo storico greco Erodoto di Alicarnasso aveva identificato gli Etruschi con i Lidi. Secondo Erodoto, una grave carestia aveva colpito la regione della Lidia (parte dell’odierna Anatolia) poco prima della guerra di Troia e aveva costretto il re Ati a smembrare il suo popolo in due gruppi. Solamente una parte della popolazione sarebbe rimasta in patria, l’altra, guidata dal figlio del re, Tirreno, si sarebbe diretta alla ricerca di una nuova terra, sbarcando in Italia e stabilendosi nel territorio precedentemente occupato dagli Umbri. Il racconto di Erodoto, e in generale la prevalente opinione degli antichi sulla provenienza orientale degli Etruschi, è stato ripreso e sviluppato da studiosi moderni soprattutto fra gli ultimi decenni dell’ ‘800 e la prima metà del ‘900, facendo riferimento alle manifestazioni culturali “orientalizzanti” del VII sec.a.C. In realtà, però, queste manifestazioni sono comuni ad una larghissima parte del Mediterraneo, compresa la Grecia, nè si riscontra traccia della discontinuità con il periodo precedente che ci si aspetterebbe in presenza dell’immigrazione di un popolo straniero.
Altri studiosi del fenomeno etrusco hanno sostenuto una provenienza settentrionale di questo popolo, sottolineando le affinità linguistiche fra le iscrizioni etrusche e quelle rinvenute in insediamenti attribuiti alle popolazioni retiche delle vallate alpine e le somiglianze fra la cultura dell’Europa centrale nell’età del Ferro e quella contemporanea dell’Etruria. Anche questi argomenti, però, non sono decisivi, in quanto i collegamenti con l’Europa centrale sono presenti anche in altre culture italiane del periodo e non sono comunque esclusivi, ma convivono con quelli con l’Oriente. La presenza di genti parlanti etrusco sulle Alpi, inoltre, era spiegata dallo storico latino Livio come effetto della calata in Italia dei Galli, che avevano isolato e spinto sulle montagne gruppi di Etruschi, e non con una loro migrazione dal nord.
Una posizione a parte fra gli antichi aveva Dionisio di Alicarnasso, storico greco, ma vissuto a Roma all’epoca dell’imperatore Augusto, che si era pronunciato per l’autoctonia di questo popolo. La teoria di Dionisio è stata ripresa ed ampliata da alcuni studiosi moderni, soprattutto linguisti, i quali avevano identificato negli Etruschi il relitto di una antichissima popolazione abitante le regioni mediterranee, isolata fra genti che parlavano lingue indoeuropee, portatrici del rito dell’incinerazione dei defunti. Anche in questo caso le basi della teoria sono esili, poiché in realtà l’Etruria corrisponde quasi perfettamente all’area di diffusione della cultura villanoviana, che praticava l’incinerazione.
Tutte queste teorie oggi sono state superate dalla nuova impostazione data al problema da Massimo Pallottino. Egli, riscontrando forti limiti nelle teorie precedenti, ha posto l’attenzione sul concetto di formazione storica del popolo etrusco anziché su quello astratto e fuorviante di provenienza, che a ben vedere lascia del tutto irrisolto il problema delle origini. In ogni caso, infatti, nelle teorie tradizionali il popolo etrusco veniva visto come una unità organica, che si sposta o rimane nelle sue sedi, ma sempre mantenendo immutate le proprie caratteristiche, formatesi non si sa come. Pallottino invece ha considerato il popolo degli Etruschi in modo concreto, come una precisa realtà storica fiorita in Etruria tra il IX e il I secolo a.C., che prende forma in un processo graduale in cui convergono influenze significative, innanzitutto dall’Oriente, che contribuiscono alla definizione di una cultura composita ma originale. La documentazione archeologica, del resto, attesta chiaramente che la formazione degli Etruschi si è realizzata in Etruria, fondendo diverse componenti culturali in una civiltà unitaria e ben riconoscibile .